SPERIAMO CHE IL NUOVO PAPA SIA DISPOSTO A RATIFICARE LA CONVENZIONE ONU SUI DIRITTI DEI DISABILI
Con l’avvenuta elezione del nuovo Pontefice, si aprono nuovi scenari per la chiesa speriamo che tra i tanti impegni contenuti nel suo programma ci sia anche quello sulla Convenzione Onu sui diritti dei disabili.
Infatti quando venne ratificata dal Parlamento italiano il 24 febbraio 2009; lo stato del Vaticano fu l’unico paese a non firmare questo documento, ritenuto in netto contrasto con la dottrina morale cattolica in quanto non prevedeva un esplicito divieto nei confronti dell’aborto.
Secondo questa logica se una donna con gravi handicap fisici o mentali rimanesse incinta sarebbe obbligata a tenere il bambino anche contro la sua volontà se non fosse in grado di mantenerlo.
Secondo questa logica se una donna con gravi handicap fisici o mentali rimanesse incinta sarebbe obbligata a tenere il bambino anche contro la sua volontà se non fosse in grado di mantenerlo.
Sarebbe meglio ci fosse un cambio di rotta mettendo la firma a questo trattato garantendo un diritto sacro come la libertà di abortire, non solo nella prima parte del testo, ci sono gli articoli fondamentali che esplicitamente garantiscono la piena inclusione alla vita sociale come ad esempio: il pari riconoscimento davanti alla legge, la libertà di espressione e di opinione, l'esercizio del voto e altre forme di partecipazione alla vita politica e pubblica".
Poi ci sono altri punti importanti che vanno presi in considerazione quali: il riconoscimento dei diritti civili e politici, accessibilità, partecipazione, diritto all'educazione, alla salute, e alla protezione sociale, riconoscendo un ampio margine di cambiamento nella società per consentire alle persone con disabilità di raggiungere la piena eguaglianza.
Quindi rivolgiamo un accorato appello affinché tutti il Vaticano e il mondo cattolico si mettano una mano sulla coscienza, invece di tirare fuori motivazioni puramente ideologiche come l’aborto.
È vero che per tanti aspetti la vita è sacra e insostituibile, ma lo è altrettanto il diritto alla libertà, specialmente quando esistono casi particolari come quello sopracitato o quando sussistono altri casi analoghi, nessuno si può permettere di dire a una donna che soffre di tenersi il bambino perché a loro dire è il “volere divino”.
Stefano